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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Vivere sopra un pero - e far figure da broccolo

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Questa benedetta primavera mi sta uccidendo. Premettiamo che adoro la primavera e da settembre, ogni anno, non aspetto altro che il ritorno delle rondini, delle lunghe giornate, delle gemme sugli alberi e del profumo inebriante dell'erba fresca. Però cavoli sto arrancando. Il mondo si sta muovendo troppo rapido e io sono fuori forma e non riesco a stargli dietro. Per esempio. Venerdì abbiamo avuto un meeting di tutti gli uffici mondiali della mia azienda, con tanto di cena e danze serali. Arrivati in hotel, poiché la stanza mia e del mio collega non erano ancora pronte, sono andata a mettere la giacca nella stanza di una collega spagnola. Mentre percorriamo il corridoio, si apre una porta alla mia destra dalla quale spunta un uomo alto che mi vede, si illumina di immenso e mi saluta con un inaspettato entusiasmo: "Effe, how nice to see you again!" ( Effe, che bello rivederti! ). Io niente. Vuoto totale, rispecchiato dalla mia espressione a punto interrogativo

Toto, I don't think we are in Italy anymore

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Era mia intenzione scrivere della primavera. Di come le magnolie nell'aiuola del cortile riescano a rendere anche questo posto infame quasi piacevole. Di come il sole mi dia una sferzata di energia e di buon umore che mi permettono di affrontare la giornata senza commettere omicidi. Di come la promessa del caldo mi faccia già sognare le spiagge assolate d'agosto. Peccato che oggi mi io mi sia svegliata in Inghilterra senza saperlo, un po' come fossi la piccola Dorothy. Il clima è già cambiato cinque volte da stamattina (altre due mentre scrivevo, siamo a quota sette in quattro ore), e quel che è peggio è che a casa mia, a circa 30 km da qui, quando sono uscita di casa c'era il sole. Illusa e fuorviata da ciò ho lasciato lì l'ombrello, ho preso gli occhialoni neri da star di Hollywood, e soprattutto ho indossato scarpe di camoscio che probabilmente dovrò buttare via stasera. E mi risuona in testa l'unica cosa che ricordo dai primi due anni di elementar

Venezia, la Cicci ed io

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Cosa non si fa per essere una buona madrina. La mia figlioccia ancora non lo sa, ma la sveglia alle 7 il sabato mattina è una prova del mio amore totale e incondizionato per lei e per la sua mamma. Tanto per cominciare il sabato è il giorno in cui posso dormire fino a tardi , molto più della domenica, quindi il fatto di svegliarmi perfino 20 minuti prima del solito per rendermi presentabile e ciononostante non perdere il treno è quanto meno encomiabile, dal mio punto di vista. La zia Effe è partita carica di regali e regalucci arretrati, cercando di darsi un tono e di non sembrare come al suo solito una scappata di casa. Però, chiedo venia, non ho proprio osato mettere dei tacchi. Le Vere Donne Viaggiatrici lo fanno, ma io sono del parere che già viaggio + tacco = incubo, ma viaggio + tacco + Venezia = sedia a rotelle. Venezia mi ha accolta col sole che splendeva e una temperatura primaverile. Per la prima volta dopo 8 anni (oddio, ho fatto il conto ora per la prima volta. Sono pa