Chattanooga choo-choo

Ho studiato a Venezia, e per anni sono stata costretta a percorrere lunghi tratti d'Italia in treno.

Avanti e indietro.
Avanti e indietro.
Da Ovest ad Est e ritorno.

Il viaggio tipo era: in macchina, portata da qualche anima pia, fino a Voghera, poi da lì allora c'era un treno proveniente da Savona o La Spezia e che, senza cambi, arrivava direttamente in laguna. Poi qualche cervellone delle FS ha pensato di sopprimere tutti i treni dalla Liguria a Venezia, costringendomi a cambiare a Milano. Poco male, se non che i treni che provengono dalla Liguria sono sempre perennemente in ritardo di almeno 10 minuti, quindi dopo aver perso la coincidenza un paio di volte, mi sono rassegnata ad aumentare il tempo di percorrenza di un'ora. Un'ora infinita, di attesa nella squallidissima sala d'aspetto della stazione Centrale, sentendomi catapultata in un film sulla Grande Depressione: i lampioni liberty con i globi illuminati con una luce giallastra, il marmo color senape, i barboni, i passeggeri in attesa che sembravano sempre dei migranti italiani in cerca di fortuna.

Poi di solito salivo su un altro treno intercity puzzolente, rischiando 9 su 10 di farmi il viaggio in piedi, di dover percorrere 3 carrozze per trovare una toilette agibile, di morire di caldo d'estate e di freddo d'inverno.



Questo naturalmente quando tutto filava liscio e il treno non si decomponeva durante il tragitto, costringendoci a soste bollenti in mezzo alla campagna veneta sotto il sole di luglio, quando non c'erano scioperi, quando le linee aeree non venivano tranciate, quando insomma non si verificava nessuno di quei fantasiosi imprevisti che qualsiasi pendolare può elencare.

Per farla breve, ho sempre detestato viaggiare in treno, e, appena sono diventata automunita, le FS sono diventate l'ultima ratio prima del "vado a piedi", infatti fino a due settimane fa non avevo più messo piede a Centrale da almeno quattro anni. E cosa trovo? Hanno trasformato la stazione in una specie di paradiso per shopping addicted, l'hanno rimodernata, pulita, dotata di rampe mobili e di qualsiasi negozio monomarca che la fantasia possa suggerire. L'hanno resa un posto praticamente piacevole, specialmente se devi aspettare una coincidenza per un'ora e hai esaurito tutti i passatempi dopo appena 15 minuti.

Oggi invece sono a bordo di un nuovissimo Freccia Rossa alla volta della Capitale. Questo treno non puzza, è nuovo, c'è un omino che fa su e giù col compito di pulire le toilettes a ciclo continuo. Insomma, non è più quel carro bestiame al quale ero abituata. In più, per fortuna ho portato il netbook e il blackberry, se no mi sentirei un pesce fuor d'acqua. Su 8 persone me inclusa, 5 hanno estratto il pc appena saliti a bordo, 3 l'iPhone, 3 il blackberry. Uno non la smette di fare telefonate rigorosamente di lavoro, ma fortunatamente è educato e parla a voce bassa. Un'altra ha messo il suono del campanello della bici per i messaggi sul BB, e giuro che al prossimo glielo prendo e vado a gettarlo nel pulitissimo gabinetto di bordo. Se non fosse per questa deliziosa signora, che per inciso, sbadigliando senza alcun ritegno, mi ha appena mostrato il lavoro del suo dentista in ogni suo dettaglio, avrei anche potuto ricredermi sul viaggiare in treno.


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