Addio ai monti

Ultimo giorno di lavoro, dopo 4 anni e mezzo passati nello stesso edificio, dopo 3 anni e mezzo in questa azienda. Da domani e per dieci giorni sono una donna libera, prima che inizi la mia nuova avventura.
Questi 19 giorni di settembre che mi sembravano lunghissimi sono passati velocissimamente in realtà, come sempre accade.
Stamattina mi sono arrivate alcune e-mail dei colleghi europei che mi hanno commossa fino alle lacrime, e sono due giorni che sono tesa come una corda di violino. So che il mio futuro sarà diverso, il mio lavoro (spero) mi darà maggiori soddisfazioni, ma come sempre mi succede nel momento di cambiare radicalmente la mia vita, ora sono piena di dubbi.

Cosa mi mancherà di questo lavoro che ho fatto per quasi quattro anni?
La macchina, che ormai sentivo come mia e che mi ha servito bene.
Alcuni colleghi.
Ma soprattutto, a sorpresa, la mia routine ormai consolidata.

Questo sembra incredibile anche a me, io odio la routine, è una cosa che mi uccide dentro; il cambiamento mi stimola, mi rende attiva e nervosa, e alla parte più avventurosa e nomade di me piace tantissimo; solo che c'è un'altra parte di me che è quella che si affeziona alle cose e alle situazioni che sta già facendo ostruzionismo, perché l'odiata routine allo stesso tempo è così rassicurante: i ritmi scanditi e abituali, poche sorprese, magari un po' di noia, certo, ma tutto sommato è come una coperta vecchia che sarà anche un po' infeltrita, avrà anche qualche buchino, ma alla fin fine tiene caldi e al sicuro.
E' questa parte di me che mi fa pizzicare gli occhi mentre do un'ultima carezza al volante della mia ormai ex macchina, che mi fa guardare con nostalgia le aiuole stitiche del piazzale, le colleghe che avrei preso a randellate fino a un minuto fa e persino la macchinetta del caffè.
Che mi fa dire cose assurde (tipo "mi mancherete") a persone di cui fino alla scorsa settimana non mi poteva fregare di meno.
Che mi fa sentire dubbiosa delle mie capacità e mi fa venire l'ansia al pensiero di cosa mi aspetta nel prossimo futuro.
Per fortuna quest'ultima parte è quella irrazionale e io lo so. Quando inizio a partire per la tangente e immaginarmi licenziamenti in tronco prima della fine del periodo di prova, mi sforzo di razionalizzare, e penso alla macchina nuova che ritirerò la prossima settimana, a tutte le cose belle che ho già intravisto della nuova azienda, alla gentilezza e buona educazione del mio futuro capo... E poi penso che il lavoro lo so fare, sono già capace, che dovrò solo adattarmi alla nuova situazione e che l'adattabilità è una dote che grazie a Dio non mi difetta.


Inoltre fare il training per la fatturazione al mio collega in questi ultimi tre giorni ha fatto sì che tutti i momenti di malinconia evaporassero come pozzanghere in agosto.

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