Mi lamento peggio di un uomo
Pazzesco come ultimamente, quando mi trovo davanti alla pagina bianca, mi si sbianchi del tutto anche il cervello. Per quanto uno cerchi di raccogliere le idee per scrivere dei post non dico meravigliosi, ma almeno leggibili, almeno moderatamente divertenti, non capisco come mai ma mi si cancella tutto.
Potrei andare con ordine.
Come da ultimo post, mi sono ammalata (sto forse diventando un po' troppo autoreferenziale? E forse si vede che mi piacciono i cartoni animati alla mia veneranda età?).
Comunque, mi sono presa l'influenza, niente di drammatico, una banale influenza, ma con tanto di febbre a 38 e assunzione di tachipirina alle 4 di notte.
Reazione della Dottoressa Coscienza: "No, ma Fuzzi (mi chiama Fuzzi, che ci posso fare...), qui bisogna fare qualcosa per il tuo sistema immunitario, non è possibile che ne hai sempre una."
Reazione di Mamma: "Mica andrai in ufficio domani, eh? Anzi, ora ti faccio dare fino a lunedì incluso dalla dottoressa"
Reazione del Papà, nessuna, non per suo disinteresse ma perché ho espressamente chiesto a Mamma che gli dicesse che non stavo bene e che non mi sentivo di parlare con nessuno; il motivo è che ogni volta che mi prendo qualcosa, e intendo ogni dannatissima volta, mi chiede: "Come mai?" o "Come hai fatto?", come se io facessi qualcosa per ammalarmi o come se potessi evitarlo. Al che io posso replicare "Eeeeh, non so, succede" se sono di umore tollerante. Oppure, quando sono un po' tesa: "Ma che domanda è, scusa? Non è che vado a saltellare a piedi nudi nelle pozzanghere vestita solo di un tanga e un reggiseno (anche perché in tal caso rischierei ben altro che un raffreddore)! Mica mi espongo alle intemperie ! Mica sono deficiente! Cosa cavolo ne so, sarò passata nella scia di uno starnuto pieno di germi, oppure i quattro strati di vestiti con cui mi copro normalmente non sono bastati, che ne so?"; il problema è che mio padre non è tipo da accettare una risposta aggressiva da sua figlia, quindi, onde evitare di dare di matto e di litigarci, ho preferito evitare direttamente di sentirlo.
Il mattino successivo sono stata molto coccolata via messaggio da tutti, amici e colleghi, ma non avevo fatto i conti con la sfiga che si accanisce.
Mentre stavo tranquilla nel letto con la testa che mi scoppiava e la sensazione che un enorme boa constrictor si fosse acciambellato nella mia scatola cranica e continuasse ad agitarsi per trovare la posizione giusta per fare un sonnellino, ho avuto la malaugurata idea di lanciare qualche aggiornamento sullo smartphone; poi mi sono fatta forza e mi sono messa a fare alcune cose urgenti per il lavoro. A un certo punto, dopo qualche ora, mi sono resa conto che non suonava niente, niente e-mail, messaggi, sms, e l'ho preso per controllarlo. Orrore. Schermo bianco, bloccato sulla schermata iniziale. Tolgo la batteria. Riavvio. Idem come sopra. Panico, desiderio di piangere da una parte, di frullare il tutto dalla finestra dall'altra. Ma scagliandolo con violenza.
E soprattutto una solenne incazzatura, profonda, nera e cupa come una fossa oceanica. Talmente solenne che perfino Mr. Big che inizialmente mi sfotteva pesantemente ma quando ha visto la mia reazione ha smesso e quasi mi ha consolata.
Non intendo annoiarvi e rinnovare il mio stesso dolore con la cronaca di tutte le soluzioni che ho provato, la morale è che l'ho mandato in assistenza, e io sono in crisi di astinenza da Android.
Conto alla rovescia: - 11/16 giorni.
Il giorno dopo sono corsa a casa a farmi coccolare dalla mia mammina, è tornata anche Coscienza, e benché non abbia messo il becco fuori di casa ho passato un bellissimo week-end.
Anche perché ammettiamolo: starsene al calduccio, con un paio di bei libri, con la mamma che ti coccola, mentre fuori c'è la nebbia che si taglia a fette, il freddo, le code in tangenziale, il casino in ufficio, è semplicemente impagabile.
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Potrei andare con ordine.
Come da ultimo post, mi sono ammalata (sto forse diventando un po' troppo autoreferenziale? E forse si vede che mi piacciono i cartoni animati alla mia veneranda età?).
Comunque, mi sono presa l'influenza, niente di drammatico, una banale influenza, ma con tanto di febbre a 38 e assunzione di tachipirina alle 4 di notte.
Reazione della Dottoressa Coscienza: "No, ma Fuzzi (mi chiama Fuzzi, che ci posso fare...), qui bisogna fare qualcosa per il tuo sistema immunitario, non è possibile che ne hai sempre una."
Reazione di Mamma: "Mica andrai in ufficio domani, eh? Anzi, ora ti faccio dare fino a lunedì incluso dalla dottoressa"
Reazione del Papà, nessuna, non per suo disinteresse ma perché ho espressamente chiesto a Mamma che gli dicesse che non stavo bene e che non mi sentivo di parlare con nessuno; il motivo è che ogni volta che mi prendo qualcosa, e intendo ogni dannatissima volta, mi chiede: "Come mai?" o "Come hai fatto?", come se io facessi qualcosa per ammalarmi o come se potessi evitarlo. Al che io posso replicare "Eeeeh, non so, succede" se sono di umore tollerante. Oppure, quando sono un po' tesa: "Ma che domanda è, scusa? Non è che vado a saltellare a piedi nudi nelle pozzanghere vestita solo di un tanga e un reggiseno (anche perché in tal caso rischierei ben altro che un raffreddore)! Mica mi espongo alle intemperie ! Mica sono deficiente! Cosa cavolo ne so, sarò passata nella scia di uno starnuto pieno di germi, oppure i quattro strati di vestiti con cui mi copro normalmente non sono bastati, che ne so?"; il problema è che mio padre non è tipo da accettare una risposta aggressiva da sua figlia, quindi, onde evitare di dare di matto e di litigarci, ho preferito evitare direttamente di sentirlo.
Il mattino successivo sono stata molto coccolata via messaggio da tutti, amici e colleghi, ma non avevo fatto i conti con la sfiga che si accanisce.
Mentre stavo tranquilla nel letto con la testa che mi scoppiava e la sensazione che un enorme boa constrictor si fosse acciambellato nella mia scatola cranica e continuasse ad agitarsi per trovare la posizione giusta per fare un sonnellino, ho avuto la malaugurata idea di lanciare qualche aggiornamento sullo smartphone; poi mi sono fatta forza e mi sono messa a fare alcune cose urgenti per il lavoro. A un certo punto, dopo qualche ora, mi sono resa conto che non suonava niente, niente e-mail, messaggi, sms, e l'ho preso per controllarlo. Orrore. Schermo bianco, bloccato sulla schermata iniziale. Tolgo la batteria. Riavvio. Idem come sopra. Panico, desiderio di piangere da una parte, di frullare il tutto dalla finestra dall'altra. Ma scagliandolo con violenza.
E soprattutto una solenne incazzatura, profonda, nera e cupa come una fossa oceanica. Talmente solenne che perfino Mr. Big che inizialmente mi sfotteva pesantemente ma quando ha visto la mia reazione ha smesso e quasi mi ha consolata.
Non intendo annoiarvi e rinnovare il mio stesso dolore con la cronaca di tutte le soluzioni che ho provato, la morale è che l'ho mandato in assistenza, e io sono in crisi di astinenza da Android.
Conto alla rovescia: - 11/16 giorni.
Il giorno dopo sono corsa a casa a farmi coccolare dalla mia mammina, è tornata anche Coscienza, e benché non abbia messo il becco fuori di casa ho passato un bellissimo week-end.
Anche perché ammettiamolo: starsene al calduccio, con un paio di bei libri, con la mamma che ti coccola, mentre fuori c'è la nebbia che si taglia a fette, il freddo, le code in tangenziale, il casino in ufficio, è semplicemente impagabile.
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Commenti
glom.
se si potessero vendere gli anticorpi diventerei ricca.
Cara, non ti credere. Io sono soggetta al raffreddore, ma se non hai la febbre nessuno ti prende sul serio. E la febbre per me è un evento più unico che raro.
Invece il raffreddore e basta... tocca venire in ufficio lo stesso, star male e venire scherzata da tutti.
Baci a te e Gambe.