Signs - parte 2
Dal film "Signs", non è roba mia. |
Il primo è che non ho ancora preso una decisione definitiva a riguardo; il secondo è che, obiettivamente, non gliene può fregare di meno a nessuno della mia opinione in materia di destino e Provvidenza; il terzo è che Roberto Giacobbo certamente avrà una teoria in cui c'entrano i Templari, che spiega queste "coincidenze". Ma saranno poi veramente coincidenze?
Vi rimando a lui per approfondire.
Ai miei occhi il mondo è un libro, ovunque mi giri leggo messaggi indirizzati a me. Solo a me, a nessun altro, anche perché non tutti sono così squilibrati da interpretare, per esempio, la presenza di una cornacchia sul guard rail della A7 come un ammonimento a ridurre la velocità. L'automobilista medio manco la vede la cornacchia. Se la vede e sa che sta passando vicino al Parco del Ticino dà per scontato che ci siano animali un po' inconsueti nella zona. Io no. Io rallento, e poco dopo incontro una strettoia per lavori. Tiè, la cornacchia è mia amica.
Ultimamente i segni si sono intensificati, il che prelude forse a un'invasione aliena, o forse alla fine del mondo, o, più probabilmente, a un sacco di risate per qualsiasi psichiatra che dovesse passare di qui.
Per esempio, potrebbe essere un segno il fatto che in ogni libro che mi capita di leggere ultimamente ci siano uno o più scrittori o aspiranti tali, e che puntualmente abbiano successo di pubblico e critica col loro primo romanzo, mi fa aspirare a scrivere il best seller dell'anno. Chiaramente, se io credessi in modo acritico ai segni, avrei già mollato il lavoro per dedicarmi alla stesura del Grande Romanzo Italiano del 21° secolo. Per fortuna lo spirito critico non mi manca.
Il fatto è che io non sono il personaggio di un libro (il cui autore scriverebbe molto meglio di me), e che solo ai personaggi dei libri vien tutto facile.
Hanno sempre qualche botta di culo pazzesca, tipo andare a correre in un parco e scontrarsi con un editore in crisi di identità che, andando contro a tutti i colleghi e a tutti i propri principi li aiuta, li sprona, insegna loro i trucchi del mestiere con poche parole sagge, dà loro sulla fiducia un sacco di soldi di anticipo, che vengono però ampiamente rimborsati da un boom nelle vendite che non si era mai visto prima.
Nella realtà, se io corressi - e non corro, io odio correre, non corro nemmeno se sto perdendo l'aereo; ma se corressi, in un parco, nella migliore delle ipotesi mi scontrerei con un punkabbestia che mi chiederebbe una sigaretta; e se proprio proprio incontrassi un editore sarebbe uno di quelli che pensano che il miglior investimento editoriale sia una ristampa delle barzellette di Totti con dvd (il che, a ben vedere, visti i tempi bui in cui viviamo, forse non è nemmeno così sbagliato); se poi per colmo dell'assurdo io scrivessi veramente un libro e venisse pubblicato, le vendite di cui si legge nei romanzi nella realtà non si verificherebbero nemmeno se tutti i televisori del pianeta esplodessero contemporaneamente. La mia immaginaria ed eventuale creazione venderebbe 10 copie e solo perché obbligherei parenti e amici ad acquistarlo. E alcuni si rifiuterebbero. Altro che best seller.
Chiaramente, se, nonostante questa prosaica realtà che mette i bastoni fra le ruote della mia creatività, io ce la facessi, allora vorrebbe dire che i segni sono una cosa vera.
Perché continuo a vedere ovunque immagini delle Hawaii, ed è segno che il Fato mi dice che devo trasferirmici; e quando avrò sbancato le librerie del pianeta, sarà la prima cosa che farò.
Tweet
Commenti
Non è che io ci creda, poi, è il mondo che mi istiga...