Le parole inutili
Quando un intero fine settimana è funestato da disgrazie così gravi, comprendo la posizione di certi eremiti medievali. Forse vivere isolati dal mondo, preoccupandosi solo della propria piccola vita non è un'idea così malvagia, dopo tutto.
La scorsa settimana mi ero ripromessa che avrei scritto qualcosa di leggero e divertente, per alleviare - in primis a me stessa - quello che tutti i siti meteo prevedevano come un lunedì dal clima novembrino.
Il problema, quando hai un blog e ti piace scriverci, è che poi succedono delle cose molto più grosse di te, molto più importanti, e non puoi scrivere di cazzate come se niente fosse, perché non ci riesci. Almeno, io non posso. Nello stesso tempo non vuoi unirti al coro dei coccodrilli, a quello degli sciacalli e a quello degli indignati. Non vuoi che chi ti legge pensi che tu sia l'ennesima persona che per qualche click in più scrive un post strappalacrime su vite spezzate all'improvviso, sull'ineluttabilità del caso, su "di chi è la colpa".
Quindi, questo post che sembra di per sé contraddire quanto afferma, è per dire che per qualche giorno vado in silenzio radio: non scriverò di cavolate leggere che riguardano la mia vita, perché lo sentirei come irrispettoso verso persone che stanno passando un brutto momento; ma non scriverò nemmeno di cose serie. E non perché le cose serie non mi interessino, ma perché ci sono già abbastanza giornalisti iscritti all'albo che si divertono a scrivere articoli strappalacrime, a rubare l'intimità di una persona che soffre con la scusa di fare informazione.
A questi, peraltro, vorrei comunicare una cosa.
Dovessi mai assurgere agli onori delle cronache, provate solo ad avvicinarvi.
La scorsa settimana mi ero ripromessa che avrei scritto qualcosa di leggero e divertente, per alleviare - in primis a me stessa - quello che tutti i siti meteo prevedevano come un lunedì dal clima novembrino.
Il problema, quando hai un blog e ti piace scriverci, è che poi succedono delle cose molto più grosse di te, molto più importanti, e non puoi scrivere di cazzate come se niente fosse, perché non ci riesci. Almeno, io non posso. Nello stesso tempo non vuoi unirti al coro dei coccodrilli, a quello degli sciacalli e a quello degli indignati. Non vuoi che chi ti legge pensi che tu sia l'ennesima persona che per qualche click in più scrive un post strappalacrime su vite spezzate all'improvviso, sull'ineluttabilità del caso, su "di chi è la colpa".
Quindi, questo post che sembra di per sé contraddire quanto afferma, è per dire che per qualche giorno vado in silenzio radio: non scriverò di cavolate leggere che riguardano la mia vita, perché lo sentirei come irrispettoso verso persone che stanno passando un brutto momento; ma non scriverò nemmeno di cose serie. E non perché le cose serie non mi interessino, ma perché ci sono già abbastanza giornalisti iscritti all'albo che si divertono a scrivere articoli strappalacrime, a rubare l'intimità di una persona che soffre con la scusa di fare informazione.
A questi, peraltro, vorrei comunicare una cosa.
Dovessi mai assurgere agli onori delle cronache, provate solo ad avvicinarvi.
Commenti
Per sabato e domenica avevo previsto di scrivere alcune cose ma poi, dopo ciò che è successo, mi è passata la voglia. Non l'ho fatto solo per rispetto e buon gusto, due concetti che comunque andrebbero rivalutati, ma perché mi sentivo vuota e senza parole.
Ieri ho ripreso, lentamente e faticosamente.