Il primo giorno dell'anno / 2

Ci siamo, è di nuovo settembre.
Questo comporta che ho già ricominciato il count-down al prossimo agosto (mancano 330 giorni, se ho contato bene), che inizio a desiderare abiti calducci, che ho già iniziato a lamentarmi del freddo e che dormirei tutto il giorno appallottolata sotto una copertina.
Che poi, in realtà, credo di avere un po' di stanchezza arretrata addosso, visto che per la prima volta in vita mia sono riuscita a dormire in spiaggia, e mica una volta, ma ben due, e mica per 10 minuti: dalle 3 alle 5 del pomeriggio, incurante di tutto e di tutti, con la bocca aperta e rischiando di svegliarmi col telo mare impiastrato di bavetta (cosa che, per fortuna, non è successa).
Ho passato delle belle vacanze, senza fare nulla di particolarmente spettacolare, ma mi sono rilassata e sono stata un po' con mia sorella che riesco a vedere sempre più di rado. Due settimane sono volate, e la domenica del rientro non potevo crederci e la sola idea di fare le valigie e tornare a Milano mi istigava al suicidio. Ma poi ho pensato che per una volta il rientro non mi avrebbe riservato il solito cumulo di insoddisfazione, questo nuovo anno mi riserverà molte sfide.

A differenza degli scorsi anni, non sento la solita ansia da novità e rinnovamento. Perché quest'anno non ne ho bisogno: tra meno di un mese finalmente cambio lavoro, e da quando ho chiuso l'accordo mi sento come se fosse ogni giorno Natale, come se avessi vinto la lotteria. In compenso ho l'ansia da rinnovamento è stata prontamente sostituita da quella per la novità, per un cambio radicale di vita che mi mette un po' di agitazione e di paura. 
Cerco di impedirmi di pensarci 24 ore al giorno, mentre cerco di convincermi che andrà tutto liscio come l'olio e che al limite ci penserò quando sarà il momento, ma appena mi distraggo il mio cervellino mi sottopone scenari immaginari sulla mia vita futura, e mi ritrovo a fare progetti, a visualizzare possibili successi e possibili insuccessi, a fantasticare sulla mia nuova vita quotidiana.
Chissà come si svolgerà il mio nuovo tran tran, che gente incontrerò, se il mio lavoro mi porterà a viaggiare, se mi lasceranno essere creativa, se saranno davvero tutti carini come mi sono sembrati di primo acchito, o se sono lupi travestiti da pecore.
Tutti questi pensieri mi turbano molto, anche se non posso certo dire che mi tolgano il sonno, visto che crollo alle 11 la sera e dormirei ad libitum il giorno dopo.
La cosa che però mi turba di più è il dover trovare il modo più rapido e semplice per arrivare al nuovo posto di lavoro. Dopo che tutti mi hanno caldamente sconsigliato di muovermi in auto, dove per "caldamente" intendo espressioni tipo "ma sei matta??" dette con gli occhi fuori dalle orbite, mi sto orientando sui mezzi pubblici.
Questi sconosciuti.
Sono certa che siano comodi, che quello che perderò in ore di sonno lo guadagnerò con un minore stress. Ma io nutro una certa diffidenza per i mezzi pubblici, a meno che non mi trovi a Londra. E no, purtroppo non vado a lavorare a Londra, quindi... Incrociamo le dita, speriamo di non perderci, di non farci derubare, di non saltare la fermata, e di non incasinarci in nessun modo.

Una cosa è sicura, avrò sempre meno tempo per dormire.

Commenti

the muffin woman pat ha detto…
ma va. dormirai sul bus o sul tram o sulla metro. sono certa che saprai organizzarti con la sveglia del cell. un microriposino prima di inizare o dopo il lavoro, cullata dalle rotaie...pagherei per dormire 10 minuti in macchina prima di venire al lavoro:)
Effe ha detto…
Sì, spero solo di addormentarmi sull'ultimo mezzo che devo prendere e non sul primo - ritrovandomi chissà dove!! :) Ti farò sapere come va, quando inizierò. Bacioni!

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