Schizofrenici del sabato sera
Sabato sera sono andata a cena con la Periferica (new entry nel blog) e lo Chef in uno dei miei ristoranti preferiti. Che, si dà il caso, è anche uno dei primi ristoranti in assoluto dove sia andata dopo essermi trasferita a Milano.
Il primo anno che abitavo qui, volendo festeggiare il mio compleanno con gli amici che venivano in visita, ho chiesto consiglio all'ormai milanesizzato amico A.
Mi ha consolato il fatto che anche lui si sia rivolto a un suo collega per avere suggerimenti. Collega che voleva farmi conoscere, che mi aveva descritto come l'uomo perfetto "è pieno di interessi, pensa, balla il tango, sono sicuro che ti piacerebbe un sacco". Comunque, il provvidenziale collega ha suggerito due posti, uno troppo lontano (vicino a casa di A.) e pertanto caduto immediatamente nel dimenticatoio, l'altro, il prescelto, in zona abbastanza comoda, ma soprattutto molto carino e gestito bene, e non inaccessibile dal punto di vista dei prezzi.
Ricordo di aver telefonato per prenotare, ma non aveva risposto nessuno. Delusissima, ho cercato di trovare alternative tra le mie scarsissime conoscenze, finché, al culmine dell'abbattimento, mi hanno richiamata. A quel punto avrebbero potuto servirmi anche lombrichi vivi per cena, ormai la scintilla fatale era scoccata.
Tornando al presente, come al solito si è mangiato molto bene, e io ho finalmente avuto il coraggio di assaggiare il menù della Tradizione, che mi stuzzicava da tempo.
Dopo cena ci siamo separati. Io ho raggiunto i miei amici di sempre, venuti nella big city a festeggiare proprio lui, l'amico A., ormai promesso sposo (e da qui in poi ribattezzato il Nubendo).
È stato un addio al celibato decisamente anomalo, vista la mia presenza nel dopocena. No, non sono stata precettata per uscire dalla torta, e non avrei riscosso altrettanto successo. La mia dote più apprezzata sabato sera è stato il fatto di avere un'auto e di essere fornita di ombrelli di ogni foggia e dimensione, visto che come sempre nel week-end, si sono scatenati gli elementi.
Tornando all'addio al celibato anomalo, direi evviva l'anomalia: perché diavolo bisogna festeggiare solo fra uomini o solo fra donne? Io tengo ai miei amici quanto tengo alle mie amiche, non è che mi diverta di più quando siamo solo fra donne, o mi senta più libera di comportarmi in modo naturale. Abbiamo passato decadi tutti insieme e poi proprio alla vigilia di un giorno così fondamentale dovrei privarmi della loro compagnia? Per cosa poi? Non è anacronistico?
Ma a parte questo, la cosa meravigliosa è che quando siamo insieme, non importa quanto tempo sia passato, non importa quale sia lo scopo della serata, non importa chi sia l'organizzatore, riusciamo sempre a ricreare la stessa dinamica schizofrenica con tempi morti infiniti, infinite indecisioni, infiniti giri per vari locali che non ci soddisfano e nei quali alla fine non ci fermiamo, per poi tornare al punto di partenza. Come se la parte più divertente alla fine fossero le chiacchiere e le cazzate che ci diciamo in macchina.
Diciamo che stavolta almeno il punto di partenza non è stata la solita edicola esposta al freddo e al gelo, ma un ben più caldo e confortevole bar.
Per chi se lo chiedesse, la storia con il collega del Nubendo non è mai decollata:
"A., ma allora, sto collega tanguero, me lo presenti o no?"
"Mmmmh... Effe... Sai, forse non è proprio l'uomo adatto a te"
"Ah, e cosa te lo fa pensare?"
"Beh, come ti dicevo ha un sacco di interessi... Balla... Però..."
"Però?"
"Ecco, io non me ne intendo molto... Ma secondo te cosa vuol dire se un uomo come sfondo del desktop ha un altro uomo seminudo? Io... Ho la vaga sensazione che forse potrebbe essere gay"
"...
... VAGAAA??"
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