Era una calda sera di giugno...
Era una calda sera di giugno. L'aria della città era soffocante come una camicia di forza e appiccicosa come pece.
Un simile clima avrebbe poturo far impazzire chiunque, e a maggior ragione una persona stanca per la giornata di lavoro, per le settimane passate a far tardi la notte a ballare e bere e per gli ormai sei mesi senza un giorno di ferie; la ragazza diede un'occhiata all'orologio e accelerò ulteriormente il passo.
- Arriverò già fradicia di sudore e le zanzare mi mangeranno viva - pensò
Per fortuna i trent... ehm ventisei anni e le troppe sigarette non si facevano ancora sentire.
"Dling dling" sentì un rumore di campanello alle sue spalle. "Dling dling" di nuovo... strano... il marciapiede era abbastanza ampio da permettere a una bici di superarla senza problemi.
- Sì, volendo essere pignoli si chiama MARCIAPIEDE e non GIRARUOTA, ma insomma, andare in bici sulla vera e propria sede stradale in questa città è praticamente un tentativo di suicidio, io sono una persona elastica e posso essere comprensiva... A meno che...
La ragazza si buttò di lato e si voltò a vedere l'autore dello scampanellio. Era come immaginava. Le intimava di scansarsi perchè LUI e la sua bici dovevano procedere parallelamente alla moglie e alla sua bici, in modo da potersi fare anche una bella chiacchierata! Inaudito... incredibile...
E poi la sentì salire... la rabbia... e sapeva già cosa sarebbe successo.
Niente e nessuno, lei stessa compresa, potevano fermare quel processo, una volta inizato.
- No, dai, non è il momento giusto, sono già in ritardo, non è proprio il momento! - ma era inutile sforzarsi, e già lo sapeva. Sentì i canini farsi più appuntiti, le unghie trasformarsi in artigli affilati come rasoi, i muscoli diventare reattivi ed elastici.
Prima di rendersene conto era già scattata in avanti, all'inseguimento dei due ignari e prepotenti ciclisti. Se la trovarono davanti come se fosse comparsa dal nulla. Non ebbero paura all'inizio, i due idioti... Non descriverò cosa accadde poi.
Dirò solo che l'oggetto nella foto è tutto ciò che resta di loro.
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