Reception/2

Alla sesta scampanellata finalmente il concierge si materializzò da chissà dove. Doveva essersi distratto, perchè, come se fosse comparso dal nulla, si trovò a fissare una persona quanto mai peculiare: tanto per cominciare portava un monocolo. Chi porterebbe mai un monocolo al giorno d'oggi?
Invece di un normale completo grigio indossava un tight dal taglio impeccabile e guanti bianchi.
Certo, era perfettamente in stile con l'opulenza retrò dell'edificio, ma più che un concierge sembrava un maggiordomo inglese. Aveva comunque l'aria di uno più avvezzo a comandare che a ricevere ordini, e l'uomo si sentì immediatamente inadeguato e in soggezione, come se fosse un suo superiore.
Forse era lo sguardo: gli occhi nerissimi sembravano scrutare fin nei recessi della sua mente, le sopracciglia arcuate sembravano indicare un giudizio negativo sulla sua persona... e quell'angolo della bocca un po' sollevato in un sorriso - o in una smorfia...
- Ehm... Buona sera, vorrei una camera.
Si meravigliò di se stesso per il tono sottomesso e per non aver sottolineato che erano almeno cinque minuti che attendeva al bancone.
- Buona sera Mr. Crinsom, l'aspettavamo.
- Come sarebbe, scusi? Com'è possibile? Io non ho prenotato... E chi le ha detto come mi chiamo?
- Ma certo che ha prenotato! Sono ormai anni che la aspettiamo! Vede, Mr. Crinsom, questo è un luogo che non esiterei a definire "speciale". D'altra parte, è inutile che io glielo spieghi, no? Ha scelto di venire qui perchè sa che è un posto speciale.
Crinsom rabbrividì a quest'ultima frase. Il tono, era indubbiamente sarcastico. Ma il senso stesso gli fece rizzare i peli sul collo. Come sarebbe? Lui non aveva scelto, era stato un caso fortuito!
- Mi scusi, ma lei deve confondermi con qualcun altro. Io sono qui per caso, il carro attrezzi... è stato il carro attrezzi a lasciarmi davanti al vostro hotel; sa, ho avuto un piccolo incidente...
Si sentì un bambino colpevole - ma poi di cosa?? - e si irritò con se stesso. Ma non poteva fare a meno di usare quel tono esitante.
- Ahahah, che sciocchezze! Mi permetta allora di spiegarle un paio di cose, Mr. Crinsom; mi pare di capire che le siano sfuggiti alcuni passaggi. In primo luogo: lei non ha avuto un piccolo incidente. In effetti ha avuto un grave incidente, e mi spiace doverla informare del fatto che è attualmente deceduto.
Crinsom si sentì le gambe molli, iniziò a tremare, sentì il sudore farsi gelato sul corpo, ma il viso gli andò in fiamme.
- Su, su, cerchi di prenderla con... spirito, se mi perdona il gioco di parole... Mi scusi, ma adoro i calembour, ahahah. Ehm... Tornando alle cose serie, immagino che ora lei possa facilmente intuire che questo non è un albergo di lusso, anche se l'ingresso può trarre in inganno... L'abbiamo appena rimesso a nuovo; il Capo poi è incredibilmente soddisfatto della sua iniziale incastonata nel marmo... Ma sto di nuovo divagando. Allora, ha capito ora dove si trova?
- Al... al... sì, insomma... all'Inferno?
- Esattamente. Ora, solitamente a questo punto io controllo la scheda del nuovo arrivato e indico a quale piano recarsi con il nostro ascensore.
- Ascensore? E Minosse? E tutte le cose che mi hanno costretto a studiare?
- Beh, sì, c'erano, ma sono tecniche arcaiche, ormai superate. Siamo al passo coi tempi anche qui, come vede.
Così dicendo gli mostrò il monitor del computer, dove comparivano tutti gli avvenimenti della sua vita, dal primo minuto all'ultimo.
- Ovviamente - proseguì - questo database è in comune con il "piano di sopra"; sono loro o girarci la pratica quando diventa di nostra competenza. Devo dire che la sua è arrivata da parecchio tempo. Fin da piccolo ha mostrato una encomiabile predisposizione al male. Non un male di alto livello, si capisce, non ne sarebbe stato all'altezza... ma una malignità spicciola che qui viene comunque apprezzata. Però non le nascondo che questo mi mette in seria difficoltà...
(Continua)

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