Sogni

Salivo sul 14, ma non so perchè, invece di prenderlo in direzione Duomo, lo prendevo in senso inverso.
La città era vuota, il cielo sereno e terso, ma anzichè essere una bella giornata di sole, tutto appariva tetro e grigio.
Sul tram c'erano solamente tre o quattro persone, oltre a me; la sensazione era di stare dentro a uno di quei documentari degli anni '50 sulla Germania Est o sulla periferia di Roma in piena espansione: donne con vestiti a fiori e col cappellino, uomini in giacca e cravatta con il borsalino in testa.
Mi dicevo nella mia testa che avrei fatto meglio a scendere alla prossima fermata e tornare indietro, ma una sorta di curiosità mi tratteneva, seduta al mio posto sul sedile di legno.
Dopo un po' - molto o poco, non saprei - il tram arrivava al capolinea. Era una specie di spiazzo, ricordava il molo di un porto commerciale. Il binario in mezzo, sul fondo una cancellata grigia, ai due lati edifici bassi e tristi di cemento. Al pianterreno c'erano delle bettole. Alcuni uomini stavano in piedi vicino alla fermata, in attesa della prossima corsa. Mi avvicinavo per guardare l'orario, e scoprivo che alla corsa successiva mancavano due ore.
Nel girare lo sguardo intorno mi rendevo conto che si era fatto buio. Forse era calata la sera.
Anzi, no, lo spiazzo si era trasformato in un luogo chiuso; da lontano scorgevo una persona amica, e mi avviavo verso di lui. Mentre mi avviavo mi rendevo conto che vicino alle pareti erano comparse delle brandine, e tutti i presenti ci si sdraiavano sopra per fare un sonnellino. Io e il mio amico ci sdraiavamo sulla brandina più vicina, e a quel punto mi rendevo conto che tra il fondo della branda e il muro c'era una bambina bionda di circa 6 anni, con un vestitino rosa, boccoli d'oro fermati da un fiocco rosa e occhi azzurri da adulta. Una figura un po' inquietante. Si rivolgeva a me e mi ordinava di cercare la sua bambola.

A quel punto mi sono svegliata.

Per dirla tutta, questo sogno è il remake di un sogno che avevo già fatto qualche tempo fa. Differenze: ero a Torino; non incontravo un amico, ma un'amica; portavo la bambina bionda nell'unico posto dove qualunque bambino poteva stare al sicuro, e dove avrei sicuramente trovato il consiglio giusto su come comportarmi con lei. A casa della mia tata.

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