Reception/3
Il diavolo si interruppe, sovrappensiero.
- Ecco, sì, lei mi mette in difficoltà. Ha tutta la collezione dei vizi capitali, - disse, picchiettando con la nocca sul monitor - non ne ha tralasciato nemmeno uno, ma durante la sua vita mortale non si è distinto in nessuno in particolare. Non si monti la testa, non pensi di essere "speciale". Devo anzi ammettere che ultimamente la maggior parte di quelli che passano di qua hanno le sue stesse caratteristiche. Proprio vero che di questi tempi ci sono solo persone mediocri, e dire che durante la mia lunga carriera ho visto dei veri giganti. Sia nel bene che nel male, mi creda. Era bello, allora, fare il mio lavoro, era stimolante. Provi lei a inventare delle tentazioni che facciano vacillare un santo! O immagini che soddisfazione portare un'anima nera in pozzi sempre più profondi di malvagità. Eh, sì, bei tempi...
Mentre il diavolo parlava con aria sognante, un barlume di speranza illuminò il viso di Crinsom, per un istante.
- Scusi se mi permetto... ma quindi, se non sa dove mettermi... magari sanno dove mettermi al "piano di sopra", come lo chiama lei. Oppure... magari potreste rimandarmi sulla Terra, alla mia vita.
Il diavolo ebbe un lampo malvagio negli occhi e sogghignò, una smorfia che fece rabbrividire l'uomo.
- Ah! E dopo aver consumato la sua vita in una banale cattiveria senza infamia e senza lode, facendo del male gratuito a chiunque le capitasse a tiro, facendo il bullo con i più deboli per poi strisciare ai piedi dei potenti come un lombrico, vorrebbe anche una seconda possibilità? La vostra specie mi diverte sempre moltissimo. - rise, poi si fece mortalmente serio - Mi spiace, ma non se ne parla.
Quanto all'andare al piano di sopra... come le ho detto non possono accettarla, non rientra nei loro standard. Quindi, se mi perdona l'espressione, lei è una rogna che devo risolvere da solo.
Temo che dovremo ricorrere alla bilancia. Sì, dovrò pesare ogni singolo peccato e vedere quale pesa di più, in modo da poterla mettere nel girone giusto. Prego, mi segua.
Si avviarono in un ampio corridoio; l'aria era sempre più calda e pesante, e sentiva una sorta di pulviscolo sottile attaccarglisi alla pelle sudata del viso, penetrargli negli occhi e nel naso; le luci erano fioche e faticava a tenere dietro alla sua guida, che si muoveva senza sforzo, veloce e silenziosa davanti a lui. Arrancava nel timore di perdersi e rimanere abbandonato in quella specie di limbo, anche se nel contempo non era sicuro di voler giungere a destinazione. Iniziava a rendersi conto veramente della propria situazione, a capire che sarebbe rimasto in quel luogo inospitale per tutta l'eternità, che aveva sprecato la sua vita. Iniziò a piangere silenziosamente, sentì le lacrime mischiarsi al sudore. Con la vista appannata vide che la sua guida aveva rallentato e si era fermato davanti a una porta.
L'ultima cosa che vide fu la mano guantata del diavolo alzata per bussare sul battente, poi una luce potente lo avvolse.
La luce passò da un oro intenso al bianco, un candore che faceva male agli occhi e lo costrinse a serrare le palpebre.
Quando le riaprì si trovò nella sua stanza. Vide la sagoma familiare della moglie addormentata al suo fianco. Sentì le gote ancora bagnate dalle lacrime.
Aveva avuto una seconda possibilità. Poteva redimersi!
Per un momento si sentì un uomo nuovo, migliore. Cercò di ricordare una delle preghiere che gli aveva insegnato sua madre, ma non riusciva ad andare oltre alla prima frase.
Tanto durò il suo stato di grazia.
"Era un sogno. Solo un fottutissimo incubo".
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